Domanda del Gruppo: Oggi vorremmo parlare dei concetti di conformismo e anticonformismo. Ra ha detto che l’adepto è colui che ha liberato se stesso dai vincoli dei pensieri, delle opinioni e dei legami con gli altri sé. Q’uo ha detto che il sentiero spirituale è fortemente personale e individuale. Tuttavia, sembra che abbiamo bisogno di essere in grado di comprendere gli altri e di collegarci a loro, e loro a noi, al fine di servirli in modo efficace. Potresti parlare di questa dinamica tra conformismo e anticonformismo lungo il sentiero spirituale del servizio?

(Canalizza Jim)

Io sono Q’uo e saluto ciascuno di voi nel nome dell’Uno Infinito Creatore nell’amore e nella luce che fluisce dall’Uno Creatore. È un grande onore per noi che questo pomeriggio ci venga chiesto di unirci al vostro gruppo, dal momento che vi siete riuniti come ricercatori della verità per aprire i vostri cuori e le vostre menti l’uno con l’altro in questo viaggio di ricerca, e per chiedere assistenza da coloro quali noi siamo, che offriamo noi stessi nell’opportunità di esservi di servizio, dal momento che abbiamo percorso lo stesso sentiero che ora percorrete voi, e ci siamo spinti piuttosto oltre, diciamo, su questo sentiero; ed è nostro desiderio fare ulteriori progressi su questo sentiero che questo pomeriggio ci porta qui da voi, poiché quando siamo in grado di servire entità come voi nell’ottenere un riscontro, per così dire, e nell’offrire assistenza in modo che possiate avanzare nella vostra ricerca, noi progrediamo nella nostra evoluzione. Così, ogni porzione dell’Uno Creatore serve altre porzioni dell’Uno Creatore nell’aiutarle a conoscere se stesse in modi che non sarebbero possibili se il libero arbitrio di tutti coloro che percorrono questo sentiero non fosse esercitato come voi ora esercitate il vostro.

Questo pomeriggio ci avete posto una domanda molto interessante, una [domanda] che è colma di paradosso. Mentre il ricercatore della verità avanza sempre di più lungo il suo sentiero di ricerca della verità, in tutte le sue esperienze, arriva un momento nel quale il ricercatore si ritrova apparentemente così lontano dalla cultura che lo circonda che sembra che egli si stia separando da tale cultura. Il suo viaggio interiore è unico e gli richiede di seguire gli impulsi del cuore e dell’intuizione più che quelli della mente, che è talmente affascinata e intrappolata nel contesto culturale, che rimanere sul livello mentale, così strettamente associato a tale cultura, significherebbe chiedere al ricercatore della verità di negare gli impulsi interiori che lo muovono sempre più avanti e sempre più profondamente lungo questo viaggio dell’anima. Quando questo ricercatore osserva il mondo intorno a sé e la cultura in cui esso è nato, ci sono molti aspetti che sembrano non essere parte di questo viaggio. Così, essendo desideroso di essere al servizio di chiunque lo richieda, è spesso perplesso su come procedere per essere di servizio agli altri, rimanendo allo stesso tempo coerente con il sé interiore.

Ora trasferiremo questo contatto a colui che è conosciuto come Steve. Noi siamo quelli di Q’uo.

(Canalizza Steve)

Io sono Q’uo e siamo con questo strumento. In merito al sé interiore, vi chiediamo di prendere in considerazione una semplice domanda – una semplice domanda, diciamo, ma per la quale vi sono poche risposte immediatamente disponibili. La domanda è questa: “Chi siete voi, realmente?”. Ora, mentre essa si rivela, ognuno ha già l’imbarazzo nella scelta quando affronta il compito di rispondere ad una domanda come questa, dal momento che ognuno ha una scorta eccessiva di elementi della personalità che sono stati accumulati lungo la via dell’esperienza della vita. Sapete, per esempio, qual è la vostra appartenenza etnica, quale è stata la vostra formazione religiosa, e sapete molto della cultura nella quale i vostri valori [vi] sono stati inculcati. Perciò, siete riccamente forniti di opinioni e prospettive, e anche di numerose iniziative che potreste seguire mentre cercate di diventare un sé migliore, e mentre cercate di condividere le ricchezze della vostra personalità con coloro che vi circondano e che avete imparato ad amare, che avete imparato a rispettare, e dei quali avete sentito l’impulso di servire i bisogni. Tutti questi elementi costituiscono un tessuto di personalità sul quale, nel corso degli anni della vostra vita, avete imparato a fare affidamento, che avete imparato a indossare come un indumento confortevole.

Ma ora si dà il caso che avanziate sempre più in profondità in quella modalità di ricerca che non è semplicemente la modalità del corpo, o la modalità della mente, ma è piuttosto la modalità dello spirito. Suggeriamo [che] mentre avanzate più profondamente in questa modalità, scoprite che questo soprabito confortevole dai molti colori che avete contribuito a tessere per voi stessi comincia a calzarvi sempre meno, comincia a mostrare [dei segni di] usura ai gomiti, diciamo, uno sfilacciamento al polsino e infine diviene per voi abbastanza chiaro che il sé che avete sempre conosciuto, non è più un sé che potete continuare ad essere. E ci permettiamo di suggerirvi che questa è un’esperienza molto dura in quanto è, in effetti, l’esperienza più dura che vi sia mai capitato di avere, poiché non può esserci un processo più difficile da affrontare che quello di perdere il senso del sé che avete a lungo sviluppato come unica risposta vera ed appropriata alla domanda “Chi sono io?”

Vi suggeriamo di fare per un momento un passo indietro, e di esaminare tale questione del senso del sé, poiché ci permettiamo di suggerirvi che essa è composta da vari elementi che, in effetti, non sono affatto attinenti al sé. E la maggior parte di questi elementi derivano in un modo o in un altro dal vostro ambiente, vale a dire dal complesso dell’energia sociale che vi ha circondati come una penombra mentre crescevate, mentre maturavate, mentre accettavate il vostro posto nella società, mentre imparavate a formare e formulare le vostre aspirazioni riguardo a ciò che potreste diventare, e riguardo a come potreste servire gli altri.

E così, può sembrare un momento molto impegnativo quello in cui, lungo il sentiero della ricerca spirituale, apprendete che tutto ciò che avete pensato essere di centrale importanza riguardo a chi voi siete non può più essere sostenuto. Non può più essere utile per ciò che avete bisogno di diventare, e questo significa che dovete permettergli di essere tolto così come togliereste degli indumenti che non vi andassero più bene, o una pelle che fosse diventata troppo aderente o, se possiamo parlare in modo ancora più intimo, un ego che fosse diventato troppo restrittivo per il sé che sentite, in modo crescente, di star facendo nascere.

L’ego, per come lo conoscete, è in larga parte una combinazione di due fattori. Da un lato, è un fattore nato dall’accettazione e dall’imitazione di possibili proiezioni di personalità che trovate nel vostro ambiente. Potreste imitare i vostri genitori, potreste imitare i vostri fratelli e sorelle, o i vostri colleghi, o i vostri insegnanti, o qualche figura ben nota della vostra cultura. Tutti questi modi di elaborare la vostra esperienza alla luce delle possibilità proiettate sono a vostra disposizione come una porzione dell’effetto che la vostra cultura ha su di voi.

Ora, fin dal principio della vostra esperienza diventa chiaro che prima uno, e poi un altro, e poi un altro [ancora], di questi possibili personaggi non si addicono più a chi, sempre di più, state iniziando a sentire di dover essere. Potreste imparare sempre di più a scoprire che questi personaggi 1 sono inadeguati, e sono, in effetti, delle immagini enormemente distorte che potreste proiettare nel dare al mondo quel senso di voi stessi che state imparando a considerare vostro.

E così, mentre scoprite che questi personaggi a [vostra] disposizione non corrispondono a chi dovete essere, da molto tempo avrete imparato a difendervi da queste irruzioni, e queste irruzioni possono essere percepite assai fortemente, amici miei. Esse sono i giudizi su di voi [che ricevete nella vostra società] in ogni occasione. Potete avvertire la forza del giudizio su di voi [ogni volta in cui] fallite nel vivere come ci si aspetta, e perciò imparate fin dalla più tenera età che vivere in una società è pieno di pericoli. Quel piccolo sé che voi siete è talmente vulnerabile, [che] la grande quantità di giudizi integrati nella vostra esperienza culturale sono sperimentati come tanti pugnali affilati. Perciò, avete imparato a sviluppare ciò che viene chiamata “pelle dura” 2 e questa pelle, di cui parliamo, è composta di resistenze – resistenze che tagliano così in profondità da cominciare ad intrecciarsi con quelle possibilità affermative di proiezione della personalità che avete assunto per voi.

E così queste due dimensioni, quella affermativa e quella resistiva, si combinano tra loro per formare un guscio di personalità, che non vi dà soltanto il potere di interagire proiettivamente, di interagire affermativamente, ma anche la protezione dai “colpi di fionda e dardi”, se possiamo citare il poeta 3, “dell’oltraggiosa fortuna”.

Così, voi siete un sé, ed ogni sé è un’unità di essere che è auto-costituita. Eccovi qui, un sé riccamente protetto e riccamente dotato di possibilità di auto-espressione, nessuna delle quali appartiene, propriamente parlando, a voi stessi. E avete zoppicato per tutta la vostra vita dentro il guscio della personalità così costituito, fino a quando giungete ad un punto nella vostra ricerca spirituale dove comincia ad esservi chiaro che non potete andare oltre senza subire un processo di dissoluzione di questo guscio personale.

Possiamo suggerirvi che il dover giungere al punto in cui questa dissoluzione è necessaria allo scopo di procedere oltre è una porzione naturale del processo della ricerca spirituale nella vita di ogni individuo. Ciò è stato riconosciuto abbastanza bene da coloro i quali hanno percorso questo sentiero prima di voi, cosicché esso ha acquisito un nome, o diversi nomi, in realtà. Potrebbe essere chiamato “la notte oscura dell’anima”, potrebbe essere chiamato “la morte dell’ego”, potrebbe essere chiamato “oltrepassare l’abisso”, o “attraversare il labirinto”. Tuttavia, in qualsiasi modo decidiate di chiamarlo, esso è sperimentato sempre come una fonte di difficoltà e timore, dal momento che tutti gli usi per i quali questo guscio della personalità è servito, ora devono essere sacrificati. Perdete tutto ciò che pensavate di avere. Quando oltrepassate l’abisso perdete ogni più piccola pietra di paragone riguardo a chi siete – ogni più piccola pietra di paragone, diciamo, tranne una. Ed è quella, amici miei, la chiave per attraversare l’abisso con successo. L’unica pietra di paragone che avete nella notte oscura dell’anima è la determinazione che potete portare con voi sotto forma di intenzione basilare, che impostate per il percorso futuro della vostra esperienza di vita. L’abisso, se affrontato in qualsiasi altro modo, è un’opportunità di scivolare nella pazzia, di perdere il senso dell’integrità personale. Se volete sacrificare tutti quegli elementi della vostra personalità di così cattivo gusto, per così dire, che sono cresciuti, dovete avere in serbo qualcosa che vi realizzi, e quella riserva, diciamo, è composta dalla chiarezza dello scopo, e dalla forza della risolutezza relativa a ciò per cui lotterete.

Crediamo che ognuno in questo gruppo sia consapevole che la scelta è di quelle che vi permettono di decidere se sarà il vostro ego, il vostro sé costruito, che si arrogherà tutto il potere. Se quella è la vostra scelta, non importa cosa dirà il resto del mondo, poiché la forza della vostra convinzione proviene interamente dall’interno. Se, d’altro canto, la vostra scelta è di permettere la dissoluzione del vostro sé illusorio, cosicché possiate essere di maggior servizio agli altri sé, alla creazione stessa e al Creatore, allora cominciate a percepirvi come il miglior filamento dello spirito, che può sembrare [che possa] essere soffiato via da ogni refolo di vento, che può sembrare [che possa] essere così vulnerabile che è piuttosto inconcepibile che possa sopravvivere alle tempeste della vostra vita, e mentre riflettete sulla questione, la sola cosa che avete nel vostro magazzino è il vostro impegno, la vostra determinazione, che l’intero senso della vostra vita è quello di servire gli altri.

Ora, diciamo innanzitutto che sono pochi quelli che giungono al punto di guardare nell’abisso, e ancora meno quelli che lo attraversano con successo fino alla parte opposta. E tuttavia, l’abisso incombe come un passaggio necessario che devono affrontare tutti coloro che cercano con profondità, e possono esserci indizi che questo abisso è in agguato, e questi indizi possono essere così spaventosi da provocare nel ricercatore la rinuncia all’entusiasmo della ricerca, e il tirarsi indietro, [per] trovare una zona confortevole dove ciò che è famigliare è abbracciato di nuovo. Non giudichiamo coloro che sentono il bisogno di ritrarsi in questo modo, poiché talvolta è saggio raccogliere le proprie risorse in modo tale da avere nelle proprie gambe la forza necessaria per andare oltre l’abisso. Nessuno può giungere a questa esperienza se non completamente solo.

Avendo affrontato [la questione], tuttavia, la domanda sorgerà di nuovo: “Come posso servire ora, dal momento che io, che ho percorso questo sentiero che mi ha così identificato, adesso non mi sento più parte di un complesso sociale che mi ha definito per così a lungo, sia in modo affermativo che in modo negativo, [o come ciò] al quale ho resistito”. Quando giungete ad un punto in cui non c’è più l’affermazione né la resistenza a questo complesso sociale, in tutte le sue infinitamente variegate colorazioni, allora siete nella posizione in cui le risorse alle quali potrete attingere saranno solo quelle dello spirito. Noi diciamo “solo” poiché è qui che il paradosso raggiunge l’apice, perché infatti si scoprirà che lo spirito ha più risorse di quante possiate averne mai contemplate, e queste risorse possono essere evocate, possono essere espresse senza che siano forzate. Hanno soltanto bisogno che sia permesso loro di essere come tante fioriture del cuore aperto. Non hanno bisogno di essere ostentate. Infatti, può accadere che il vostro servizio migliore avvenga in un modo che viene notato a malapena. Vedete, non c’è alcun bisogno di lasciare un segno, se non c’è nessun “voi” il cui segno necessiti di essere lasciato. Potete essere docili 4 come una brezza autunnale. Potete essere quieti come una sinfonia che non viene mai eseguita.

Ora, per essere sicuri, quando aprite il vostro cuore ad un servizio di questo genere, non ottenete molti riscontri. Non saprete se il vostro servizio ha fatto del bene o del male, e con molta probabilità accadrà che colui che cercate di servire non sarà nemmeno consapevole del servizio che avete reso. Ma fatevi coraggio, amici miei, perché quando servite tanto profondamente quanto potete con un cuore aperto, ciò non è mai vano, dal momento che ciò che sembra fallire il colpo nondimeno arriva sempre a destinazione nello spirito.

Sì, la via di un adepto, la via di un ricercatore dello spirito è un sentiero arduo, e potete sentire, se permettete a voi stessi di farlo, che quanto avete da offrire non ha posto nella società attorno a voi. Ma, a patto che vogliate capire che ciò che avete da offrire non è una questione di retto pensiero, di informazioni veritiere, di giusta prospettiva, ma [è] piuttosto solamente una questione di semplice amore col cuore aperto, allora non potrete sbagliare.

E così, con questo pensiero, amici miei, lasciamo questo strumento, e torniamo a quello conosciuto come Jim, per scoprire se ci sono altre domande sulle quali possiamo porre la nostra attenzione. Noi siamo quelli di Q’uo. Adonai, amici miei, Adonai.

(Canalizza Jim)

Io sono Q’uo e [sono] di nuovo con questo strumento. A questo punto chiediamo se ci possono essere delle ulteriori domande delle quali possiamo parlare.

Q’uo, vorrei chiedere: Coloro che alla fine della terza densità qui sulla Terra non potranno essere raccolti, sul prossimo pianeta di terza densità dove andranno cominceranno da dove hanno lasciato? Oppure gli esseri dovranno ripetere l’intero ciclo di 75.000 anni? Oppure si uniranno ad un pianeta di terza densità in uno stadio successivo che sia compatibile con il loro livello di luce?

Io sono Q’uo, e sono consapevole della tua domanda, sorella mia. Tutte quelle entità che si muovono attraverso la luce, alla fine della loro incarnazione su questa sfera planetaria avranno il loro raggio viola, che simboleggia il bilanciamento di tutti i centri di energia all’interno del complesso mente/corpo/spirito, misurato dalla luce della ottava della creazione che è rappresentata dai portatori di luce, diciamo, cosicché possa essere determinato il livello della sua vibrazione. Poi questo livello di vibrazione, se è ancora nella gamma della terza densità, richiederà che tutte queste entità si spostino verso un altro pianeta di terza densità che sia in conformità con le loro particolari vibrazioni. Così, come hai supposto, queste entità non si sposteranno necessariamente in massa sullo stesso pianeta di terza densità, ma con l’aiuto dei loro sé superiori e delle loro guide sceglieranno un pianeta di terza densità che sia compatibile con le loro vibrazioni. Questo potrebbe essere un pianeta che sia già passato attraverso il primo ciclo di 25.000 anni, forse anche il secondo, cosicché queste entità possano ritrovarsi nel terzo e ultimo ciclo di 25.000 anni, ed essere in grado di inserirsi, per così dire, in questo ciclo, così da continuare il loro apprendimento delle vie dell’amore, ed aprendo il cuore verso tutti. Alcuni troveranno necessario esistere nel secondo ciclo di 25.000 [anni], ed alcuni potrebbero persino trovare necessario iniziare dal principio di un ciclo di 75.000 [anni], sebbene questo sia meno probabile, poiché coloro che sono incarnati adesso nella vostra illusione di terza densità sono qui grazie a ciò che viene chiamata “anzianità di vibrazione”, cosicché tutti qui hanno qualche speranza di effettuare il raccolto se [in loro] c’è abilità di aprire il cuore in modo sufficiente da permettere all’amore che è in esso di manifestarsi come servizio agli altri in almeno il 51% di tutti i loro pensieri, parole e azioni.

C’è un’altra domanda, sorella mia?

Non come approfondimento di quest’ultima; grazie, è stata d’aiuto. Ho un’altra breve domanda. Un’entità in sesta densità ha ancora il suo sé superiore come risorsa e, se è così, c’è un momento nel quale essi si uniscono oppure in cui il sé superiore non è più necessario?

Io sono Q’uo e sono consapevole della tua domanda, sorella mia. È proprio così, le entità nella sesta densità di esperienza hanno ciò che chiameresti un sé superiore, al quale quelli di Ra si sono riferiti come una totalità mente/corpo/spirito che è un conglomerato nebuloso di esperienze potenziali di una natura vasta ed inimmaginabile che è offerta all’entità di sesta densità a metà del livello di sesta densità, cosicché la capacità di avanzare ulteriormente lungo la spirale ascendente di luce che conduce all’unione con l’Uno Creatore è accresciuta dall’utilizzo di questa vasta libreria di informazioni e di ispirazione.

C’è un’altra domanda, sorella mia?

C’è un momento in cui il sé superiore non è più necessario alle entità di sesta densità quando esse si avvicinano alla sua conclusione, oppure hanno sempre quella risorsa?

Io sono Q’uo e sono consapevole della tua domanda, sorella mia. Perdonaci per non aver parlato di questo nella domanda originaria. Le entità che si muovono attraverso la sesta densità e sono raccolte nella settima densità, essendo quella la densità dell’eternità, non hanno più bisogno di un simile aiuto, sebbene ci si debba rendere conto del paradosso di questa situazione, nella quale la totalità del complesso mente/corpo/spirito è, in qualche maniera, stato assorbito nel complesso mente/corpo/spirito che è si è mosso attraverso la sesta densità ed è giunto nella settima densità. Alla fine, tutti i paradossi sono risolti quando la massa spirituale di tutte quelle entità all’interno della settima densità viene assorbita ancora una volta nell’Uno Infinito Creatore.

C’è un’altra domanda?

No, grazie, grazie mille.

Io sono Q’uo e ti ringraziamo per le tue domande, sorella mia. C’è un’altra domanda, adesso?

Q’uo, è curioso che tu abbia menzionato la Legge dell’Eternità perché c’è una domanda da M., del Gruppo di Studio della Legge dell’Uno di Taipei. Lei rileva che l’essere di sesta densità apprende la Legge dell’Uno, e l’essere di settima densità apprende la Legge dell’Eternità, e si chiede perché ci debba essere un’altra legge da apprendere dopo la Legge dell’Uno. Com’è che questa cosa chiamata “La Legge dell’Eternità” sembra prevalere sulla Legge dell’Uno nel corso dell’evoluzione?

Io sono Q’uo e sono consapevole della tua domanda, fratello mio.

La Legge dell’Eternità è semplicemente un’estrapolazione della Legge dell’Uno che ha effetto oltre questa particolare ottava d’esperienza. È semplicemente un altro nome per la stessa legge, dal momento che c’è una sola vera legge e questa è la Legge dell’Uno, tuttavia ci sono altri aspetti della Legge dell’Uno, come quello dell’amore, quello della luce, e quello del momento sempre presente che si estende infinitamente in avanti e infinitamente indietro, e infinitamente in tutte le direzioni. Così, quelle entità che fanno esperienza della settima densità dell’eternità di tutte le cose stanno semplicemente vivendo un’esperienza ed un’espressione più intensa di ciò che conoscete come la Legge dell’Uno.

C’è ora una domanda finale?

L. scrive: Nella Legge dell’Uno Ra ha detto che c’erano 65.000.000 di erranti, e [che] nel 1981 solo una piccola percentuale di essi si era risvegliata. Io credo che oggi quella percentuale sia aumentata. Q’uo potrebbe confermare questo, e c’è niente che possiamo fare per assistere più erranti a risvegliarsi alla loro vera identità e missione? Grazie.

Io sono Q’uo e sono consapevole della tua domanda, fratello mio. In effetti, ci sono più erranti che si sono risvegliati alla realtà della loro natura di esseri [provenienti] da altrove, per così dire. Ci sono anche più erranti che si sono incarnati su questa sfera planetaria nei successivi 36 anni da quando quelle stime sono state fornite da colui che è conosciuto come Ra. Ci sono anche quelle entità con i corpi doppiamente attivati che sono anime raccolte in altri pianeti di terza densità che si sono incarnate su questo pianeta fin dai primi anni ’80, come direste voi, che sono un particolare tipo di erranti, tuttavia sono quelli che diverranno la popolazione della sfera di quarta densità quando il raccolto sarà completo.

Se guardate a tutti e tre questi livelli di esperienza, per così dire, gli erranti più anziani, gli erranti più giovani e quelle anime con i corpi doppiamente attivati, in generale si può dire che circa un terzo di queste entità hanno realizzato la loro natura come esseri [provenienti] da altrove, che sono giunti qui con lo scopo di essere di servizio a questa sfera planetaria, mentre essa attraversa le proprie fasi di transizione; pressappoco un altro terzo [di essi] sente di essere in qualche modo differente rispetto alla maggior parte delle entità che conoscono nelle attività delle occupazioni quotidiane, e con ulteriore esperienza hanno la capacità di penetrare [ciò che hanno] dimenticato; [mentre] quelli appartenenti all’ultimo terzo sono più, diciamo, confusi, in quanto consapevoli che non si accordano completamente con la cultura nella quale si trovano, e tuttavia non hanno una reale idea di come affrontare tale differenza, o di come trovarne il significato a livello personale.

L’aiuto a tutte queste entità, siano esse erranti, entità con i corpi doppiamente attivati, o entità di terza densità che ricercano la quarta densità entro questa sfera planetaria, è dato semplicemente approfittando delle opportunità che incontrate per condividere col cuore aperto in qualsiasi modo che sia per voi possibile. Non dovete elaborare una determinata procedura o un dato piano per risvegliare un’entità, ma [dovete] semplicemente aprire voi stessi nel vostro cuore e nella vostra mente, ad ogni possibilità che si presenti a voi in qualsiasi momento, e dare di quello che avete da dare, così come il momento vi richiede e vi invita a fare. Ciascuno di voi ha l’abilità di condividere quell’amore che è sempre dentro di voi, nelle vostre meditazioni mentre lo irradiate verso gli altri, nelle vostre contemplazioni mentre guardate a quella giornata che sta dinanzi a voi ed attende il vostro inserimento in essa, e mentre vi muovete in essa e date ciò che è vostro per essere dato a coloro che lo chiedono in qualsivoglia modo, forse semplicemente come un sorriso restituito, come una guida data a colui che si è perduto, fornendo all’anima travagliata un orecchio che ascolti, dando qualunque cosa che abbiate da dare – prontamente, apertamente, completamente. Ognuno di voi è un insegnante, amici miei. Ognuno di voi è uno studente, e ognuno di voi può aiutare a condurre l’altro [verso] casa. Ecco perché siete tutti qui, in questo periodo, sul Pianeta Terra.

Ancora una volta ringraziamo ciascuno di voi, amici miei, per averci invitati ad unirci a voi oggi. È stato un grande onore e privilegio. Unendoci a voi, osservando la luce in voi, l’amore che fluisce da voi, siamo arricchiti nel nostro stesso essere, e vi rimandiamo questo amore e [questa] luce, cosicché possiate condividerli con altri. Noi siamo conosciuti come quelli di Q’uo. Ora vi lasciamo, amici miei, nell’amore e nella luce dell’Uno Infinito Creatore che risiede in ciascuno di voi, e che è impaziente di diffondersi tramite voi come amore verso gli altri. Adonai, Adonai, vasu borragus.


  1. Il termine usato in inglese è personae

  2. L’espressione usata in inglese è “thick skin”. In italiano potremmo anche dire corazza. 

  3. Si tratta di una citazione dell’Amleto di Shakespeare. 

  4. Il termine usato in inglese è obsequious